Anche nella civiltà livellata e omologata della globalizzazione, è difficile svellere le radici che ci legano alla nostra identità, aggrovigliate nel nostro stesso codice genetico. Te ne accorgerai, ad esempio, se capiterai verso fine giugno a Gloucester, il più antico porto d'America fondato dagli Inglesi, nel 1623, su un'insenatura di Cape Ann, promontorio del Massachusetts proteso nell'Atlantico. Questo villaggio di pescatori fu teatro, tra fine del 1800 e inizio del 1900, di una massiccia emigrazione proveniente dal paese costiero siciliano di Terrasini, vicino Palermo. Oggi sono 20.000 i loro discendenti e continuano una tradizione che, nella lontana Sicilia, dove magari non sono neppure mai stati, è molto meno viva e tenace. Si tratta della festa religiosa in onore di San Pietro Apostolo, molto amato da tutte le popolazioni che lavorano a stretto contatto col mare per l'attività, condivisa col fratello Andrea, descritta nel Vangelo. Non ti sembrerà di trovarti nell'oceanico, pallido New England, quando per le vie di Gloucester verrà portato in processione il busto del Santo, passando di fronte alla statua, sempre di Pietro, che nel 1927 fu fatta erigere dalla popolazione italiana. Il momento culminante della celebrazione si ha quando i giovani, a petto nudo, devono raggiungere un drappo posto al termine di un tronco unto di pece che si sporge da una banchina del porto. I tonfi in mare non si contano. Un rito iniziatico antico. Per diventare Siciliani d'America.
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