"Mi sono avvicinato... e l'ho baciata. Una lacrima è scivolata giù dalla sua guancia - e allora ho fermato quel momento per sempre...", così il grande fotografo Edward Weston ricorda una mattina di ritratti scattati sotto il grande cielo del Messico alla sua giovane apprendista e amante Tina Modotti, una delle figure femminili principali della cultura del tempo. Nata a Udine a fine 800 ed emigrata a San Francisco con la famiglia ancora bambina, Tina portava impresso negli occhi il suo destino mutevole, la sua tristezza esperta. Occhi da angelo "hermoso", carnale e spirituale, latore di salvezza e dannazione, tenero e impotente. Amica di Frida Kahlo, Diego Rivera, Octavio Paz e dei massimi protagonisti dell'Estridentismo di Coyoacán, combattente comunista durante la guerra civile spagnola, Tina tornò nel "suo" Messico nel 1939 insieme all'ultimo compagno Vittorio Vidali, sostenitore della linea stalinista dell'URSS che, proprio nella capitale federale, eliminò Trotsky e, forse, la stessa fotografa italiana, morta mentre tornava in taxi da una serata a casa di Hannes Meyer, direttore del Bauhaus. L'ultima dimora di Tina fu in Calle Doctor Baluis 137: un umile edificio scrostato in cui dall'azotea, il terrazzino della sua soffitta, spiava l'alba impallidire sui vulcani. Riconoscerai, anche se non lo hai mai sentito, il suo profumo. Quello di un angelo venuto a portare la sua grazia nella storia, attraversandola con coraggio e delicatezza. Con gli occhi di Tina.
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