Ormai l'unico lavoro che sa fare Toulouse Valmorain, l'ex brillante intellettuale da salotto parigino, imbevuto di Rosseau e di Voltaire, è quello di coltivare e raccogliere zucchero, almeno da quando il destino lo ha condotto ad amministrare la piantagione di famiglia nell'isola caraibica di La Española, dalla Senna alle Antille. La sua vita è enucleata dal cupo affresco storico che Isabel Allende dipinge in "L'isola sotto il mare", in cui è raccontato il collasso della gerarchia coloniale e schiavistica a seguito della rivoluzione nera che farà della francese Saint-Domingue la nera e meticcia Haiti. Quindi l'aristocratico protagonista del libro decide di trasferirsi a New Orleans e aprirvi una nuova tenuta agricola. Siamo a fine 700, la Louisiana è ancora in mano al travagliato stato transalpino e sul continente la possibilità di ribellioni è remota. Toulouse, d'altronde, non saprebbe reinventarsi un'altra vita. Uscendo di poco dagli ultimi suburbi della capitale del Delta, ti troverai ad attraversare il paesaggio informato dalla vecchia economia rurale che ha dato luogo allo specifico timbro culturale creolo. Piccole cittadine tranquille, pigre, e grandi appezzamenti raccolti intorno a ville padronali porticate, silenti, quasi concretate in un'ombra di viali alberati e giardini tristi. Si, starai vagando sotto il cielo bianco e indolente del Plantation Country: Nottoway, Frogmore, Houmas House, la celebre Oak Alley. Benvenuto nell'anima intramontabile d'America.
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