“Into the Wild”, il romanzo di Jon Krakauer, da cui è stato tratto il film omonimo di Sean Penn, che racconta la storia vera di Chris McCandless, un giovane fuggito alla ricerca di un significato autentico dell’esistenza nella natura più vergine, è associato immediatamente all’Alaska, meta finale dell’odissea continentale che si concluse con la morte del suo protagonista. Le prime tappe di questo percorso animato da un’ansia irrefrenabile di avventura e vita, però, si svolgono più a sud, nella zona West degli States, in scenari differenti e climi ben più caldi. Ripercorrendo le orme di Chris ti troverai, ad esempio, a discendere in canoa il corso inferiore del fiume Colorado, dopo la diga di Hoover, tra paesaggi desertici aspri e salini che, notano gli appunti del ragazzo ripresi da Krakauer, amplificavano il dolce dolore della sua brama nella geologia arida, levigata e nitida, sotto la cupola sbiadita di un cielo vuoto, immobile. Una volta che affitterai l’imbarcazione, ti lascerai trasportare dalla placida corrente del grande fiume, la sentirai scorrere ampia nelle tue vene. Il regime delle acque è lento, indolente, e ti consentirà di ammirare le spettacolari formazioni rocciose, popolate da comunità native, che scolpisce con la sua opera paziente. In questa luce accecante e meridiana, l’Alaska potrà ancora aspettare.
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