I missionari cristiani si rifiutavano, quando venivano inviati nelle remote isole dell'Emisfero Australe, di adeguarsi agli usi e alle credenze locali, in cui vedevano l'espressione di un paganesimo cruento, lontanissimo dal Verbo rivelato. Tutti aspetti che invece sedurranno la fantasia di artisti e scrittori ottocenteschi affascinati dalle religioni totemiche e stregoniche che consideravano il riflesso di una cultura primitiva, libera e irrazionale. Così Robert Louis Stevenson, nei suoi "Racconti dei mari del sud", è abilissimo nel tratteggiare la figura di un sacerdote bianco che, rapito in un miraggio infero e orrendo, si rifiuta di bere la "kava", bevanda utilizzata nelle cerimonie sacrali e politiche che rappresenta forse l'autentico collante di tutte le genti polinesiane, sparse in un'immensa costellazione di isole. Il liquido ottenuto dal "Piper methysticum" è famoso per indurre un senso di rilassamento, muscolare e psichico, al quale si accompagna una spiccata socievolezza: per questo essa sta al centro dei momenti che sanciscono l'unità collettiva della tribù e le sue scansioni gerarchiche interne, analogamente al peyote in Messico o alle foglie di coca in Perù. Una visita a una comunità tradizionale delle Hawaii ti darà l'opportunità di assistere al perpetuarsi di una dimensione mitica, sul vasto tappeto di foglie di palma con al centro la Tanoa, una ciotola tradizionale dotata di zampe... il mistero sarà davvero nello stile delle novelle di Stevenson.
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