Spiagge paradisiache, mari tersi, frutti abbondanti e colorati; ma anche riti magici misteriosi, sensualità primigenia, superstizione e stregoneria. Questo rappresentavano le isole australi, dalle Hawaii alla Polinesia, per la cultura europea e occidentale in genere di metà 800 che, nella sua stanchezza crepuscolare, intravedeva in quei mondi remoti la morbida lusinga di un riposo che non aveva nulla della palingenesi o della rifondazione, ma era soltanto un dolce, lungo abbandono. Anche Robert Louis Stevenson ne subì il fascino, come testimoniato dai suoi "Racconti dei mari del sud", novelle in cui la sensibilità gotica e romantica si fonde con atmosfere da Vudu e pratiche totemiche. Ad esempio ne "L'isola delle voci", un susseguirsi di incantesimi e presenze spettrali che ha come sfondo Molokai, la quinta componente, per estensione, delle Hawaii, senz'altro la più selvaggia e incontaminata, meta di un turismo selezionato attento alle istanze dell'ecologia e della wilderness. Qui non troverai solo scogliere imponenti, tra le principali del pianeta, e un entroterra lussureggiante, ma anche la culla di una delle tradizioni folkloriche distintive della cultura hawaiiana, vale a dire la danza della Hula, sviluppatavi dalle popolazioni polinesiane giunte migliaia di anni fa su mezzi di fortuna. Ogni Maggio il Molokai Ka Hula Piko Festival è un rito collettivo che ti farà assistere alla versione originale di questo ballo che emana l'essenza dei Mari del Sud!
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