Se ti capiterà di costeggiare un corso d'acqua delle regioni settentrionali del Nord America e notare che le rive sono disseminate di resti di salmone decomposto, allora avrai un buon indizio che si tratta di una zona di caccia degli orsi. Laddove ti dovessi trovare sull'Admiralty Island, all'interno del Parco Nazionale della foresta Tongass, in Alaska, questa sarà un'evenienza più necessaria che probabile, come avrai letto nel libro di Erin McKittrick "La strada alla fine del mondo", la narrazione di un'avventura audace e spettacolare alla scoperta del mondo selvaggio dove la civiltà umana lascia spazio al volto primigenio della Terra. Infatti la settima isola per estensione degli Stati Uniti risulta essere la prima al mondo per concentrazione di orsi bruni, ad oggi circa 1600, vale a dire tre ogni abitante di quella che non a caso gli indigeni chiamano Xootsnoowú, "fortezza degli orsi". La sua ricchezza faunistica, però, non finisce qui. Infatti dalle coste alle vette ammantate di boschi che lasciano progressivamente spazio alla tundra, vivono moltissime altre specie rare, come foche comuni, leoni marini, focene, mentre a largo noterai la mole di megattere e orche e, in cielo, il volteggiare delle aquile che nell'insenatura di Seymour producono una delle massime concentrazioni di nidi sul pianeta. Tra così tanti animali c'è spazio da millenni anche per l'uomo, come testimoniato dalle fosse scavate alla ricerca di Symplocarpus foetidus di cui parla il libro. Ti basta così?
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