"Il pasto più incredibile della mia vita". Un giudizio del genere, se pronunciato da uno dei principali chef di New York, Anthony Bourdain, non può che avere tutto un altro spessore. Il luogo in cui lo pronunciò è Tokyo, quartiere Roppongi, condotto da un amico a mangiare in un ristorantino tradizionale, poco illuminato, col pittogramma di un pesce sull'architrave d'ingresso. Era il 1999 quando l'autore di "Kitchen Confidential", il libro che racconta questo episodio, si recò a ispezionare il distaccamento nipponico del "Les Halles", la Brasserie di Park Avenue dove lavorava. Negli anni, qui, le cose non sono cambiate molto, e troverai ancora dei sushi bar confrontabili alle nostre trattorie tipiche, luoghi in cui vengono serviti piatti genuini, semplici e capaci di entusiasmare anche i palati raffinati di un professionista diplomato al CIA e avvezzo a creazioni sofisticate. Tovagliolini caldi per detergere le mani e via alle danze: tentacoli di polipetti, dentice, spigola, sgombro, wasabi sottaceto, tonno, pampano del Cile grigliato, sashimi, sushi… Bourdain, irrefrenabile, collezionò un totale di ventisei portate innaffiate da fiumi di sake. I "gaijin", gli stranieri, lasciarono a bocca aperta i gestori del ristorante, incassando uno dei più fragorosi "Arigato gozaimashita" mai uditi... tu sarai da meno?
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