Ti dice qualcosa il nome di Zeferino González nell'ambito della storia dell'architettura? Probabilmente no. La sua figura, però, è eccezionale e si lega a uno dei centri coloniali più stupefacenti dell'intero Messico, cui ha donato il capolavoro iconico. Arrivando in direzione di San Miguel de Allende, adagiato su un altopiano a quasi 2000 metri - il momento migliore è l'ora del tramonto, quando appare in un'infinita luce violetta e purpurea che si stende fino alle agavi del deserto - noterai l'imponente mole della sua Parroquia, dalla forma eccentrica e rampante, simile a una torta nuziale. Sebbene il centro storico sia stato dichiarato Patrimonio dell'Unesco per la sua intatta architettura di matrice coloniale, la facciata della Chiesa di San Michele Arcangelo, che ormai è il simbolo della cittadina, risale alla fine dell'800 e ha una storia davvero unica. Per scoprirla potrai leggere le pagine de "La polvere del Messico" di Pino Cacucci che si soffermano su Zeferino, muratore analfabeta dotato di naïveté geniale e visionaria. Costui fu incaricato di costruire il nuovo prospetto della parrocchia francescana. Ignaro di calcoli, progetti o viaggi, si ispirò a delle cartoline in suo possesso che ritraevano edifici religiosi francesi e italiani e concepì l'eccentrica struttura gotico-barocca, dal tenue pallore tra il rosa e il giallo ocra, che svetta su San Miguel de Allende... un altro esempio di come il Messico riservi sempre delle sorprese incredibili.
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