Il buio cala con annunci di viola e riempie di cavi neri le facciate delle case. Nella luce fioca pingui baiane preparano le acarajé sui banchetti a bordo della strada. Da dedali invisibili di stradine giunge un brusio che si assopisce dentro al sopore notturno. Questo è il primo bozzetto in cui Jorge Amado ambienta l'arrivo di Paulo Rigger, protagonista di "Il Paese del Carnevale", affresco storico e lirico insieme, a Salvador de Bahia, la prima capitale del Brasile coloniale. Al giovane appena tornato da Parigi, disincantato e fine fruitore delle lusinghe corporee, un figlio senza più entusiasmo, nemmeno quello primitivo e istintuale, della stanca civiltà europea, la città di Tomé de Souza, come la chiama ricordandone il fondatore, ricorda una civiltà morta dopo una fioritura precoce. In effetti, te ne accorgerai in prima persona, il Pelourinho, cuore barocco di Bahia dichiarato Patrimonio dell'Unesco, ti contagerà con un odore dolciastro di frutto quasi in decomposizione e dovrai riconoscere con Paolo che il suo splendido intarsio di volute e quinte sinuose, sensuale e prostrato come un corpo sazio di piacere, emana una decadenza in cui tutto muore poco a poco, lasciando uno strascico di estrema tristezza. Vagando in questo disfacimento manuelino scoprirai monumenti meravigliosi, imprigionati in un'estasi stregata: la Cattedrale, il Convento di San Francesco, cappelle e chiesette, palazzi aristocratici e scalinate... in un abbandono maestoso.
Questo sito utilizza cookie di terze parti; se vuoi saperne di più o negare il consenso all’utilizzo dei cookie clicca qui.
Puoi anche consulate la Privacy Policy
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.
PROSEGUI