Le metropoli dei paesi orientali presentano la caratteristica, magari al primo impatto ostica per noi Occidentali che non vi siamo abituati, di avere un odore peculiare. Qui, dove in strada si assolve a moltissime delle esigenze umane, la città ha ancora una consistenza di corpo, con i suoi umori, respiri, fiati, voci. Non è la sede asettica della vita sociale, ma la sua carne pulsante. Così giunto a Ho Chi Minh City, massimo centro urbano del Vietnam, e salito a bordo di un risciò, Corrado Ruggeri non manca di notare, come si legge in "Farfalle sul Mekong", il pregio di quel lento mezzo di trasporto che gli consente di apprezzare la fragranza verace, fisica, della vecchia Saigon: grida di venditori ambulanti, puzza di fiori in putrefazione, sentore intenso degli animali appena macellati disposta su banchetti infestati da mosche. Le cose non sono cambiate di molto dall'epoca del viaggio dello scrittore, nel 1993, specie a Cholon, alla lettera "grande mercato", la Chinatown di Ho Chi Minh. Qui anche tu rivivrai in prima persona l'innata scaltrezza commerciale dei mercanti e visiterai le rosticcerie, che si riconoscono a metri di distanza, con le anitre laccate gialle o rosse e le teste di maiale appese. Una pausa al Quan Âm Pagoda, tempietto buddhista con il laghetto artificiale decorato in stile taoista, ti ripulirà da tutta la concitazione mondana. Giusto il tempo per sentire la voglia intensa di attraversarla di nuovo, lentamente, a pieni polmoni...
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