La sapienza ancestrale dell'uomo, espressa in cosmologie e concezioni del tutto, ha sempre ravvisato un nesso sottile tra l'inizio e la fine, stretti in una coincidenza che restituisce il carattere circolare del tempo e del mondo. Così a Ushuaia, il centro portuale sito sull'Isola Grande della Terra del Fuoco, hanno trovato un motto davvero emblematico per sintetizzare l'emozione, di smarrimento misto a una sottile inquietudine, che prova chiunque la visiti. Anche Bruce Chatwin, giunto nella città più a sud del mondo, avverte la sua atmosfera straniante, già nella luce pallida e smorta che aumenta il senso di ultimo avamposto della civiltà di questo gruppo di case in stile scandinavo strette intorno alle gru metalliche a riposo, sul fiordo. La sua impressione è che nessuno dei suoi abitanti, all'epoca della stesura del romanzo "In Patagonia", negli anni 70, impiegati principalmente in una fabbrica di granchi o all'arsenale, conosca il sorriso, a parte una prostituta che lo saluta con allegria. Tu avrai però numerosissime possibilità per sottrarti a quel bagliore soffuso e sinistro, da quadro di Munch. Nelle vicinanze ti godrai lo spettacolo della natura estrema della Patagonia, protetto dal Parco Nazionale della Terra del Fuoco, esplorabile con crociere o un trenino nonché, per rimanere in ambito letterario, il Faro di San Juan de Salvamento, protagonista di una novella di Jules Verne. Il motto, si diceva? "Fin del mundo, principio de todo"...
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