La storia aspira alla simmetria del mito. Questa è l'osservazione che Bruce Chatwin, giunto a uno dei punti più meridionali delle peregrinazioni descritte nel romanzo "In Patagonia", formula ripercorrendo la vicenda di Ferdinando Magellano, l'esploratore portoghese che per primo, nel 500, attraversò lo Stretto che gli fu intitolato, un canale d'acqua plumbea e gelida che si insinua tra le isole della Terra del Fuoco, e circumnavigò l'America. Sulle spiagge grigie di Punta Arenas, sferzate dal vento, lo scrittore ripensa all'approdo del grande navigante che morì nelle Filippine, al suo incontro con l'indio danzante dai piedi giganti da cui sarebbe derivato il nome di Patagonia, avanza un'etimologia alternativa legata a un termine greco che significa muggito, ripensa a poemi cavallereschi, alla Relazione di quel viaggio epocale stesa dal vicentino Pigafetta e a una possibile dipendenza da questa fonte della "Tempesta" di Shakespeare, che con il Calibano riprende il Gran Patagon. In tutta questa trama Chatwin vede il tentativo dell'uomo di scampare all'assurdo della storia facendo ingresso nell'ordine stabile del mito. Tu potrai ripercorrere tale complesso giro di pensieri direttamente sul ponte della ricostruzione a dimensioni naturali della "Nao Victoria", la caracca di Magellano, nel museo di Punta Arenas che ospita anche le copie di altre navi che segnarono i destini di questo lembo estremo d'America... dove il mito aleggia ovunque!
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