Nel poema be-pop che chiude il romanzo, un'autentica improvvisazione jazz che scroscia come una visione colma di immagini, ricordi, suoni, epoche, intitolata "Sea: Sounds of the Pacific Ocean at Big Sur", Kerouac vede infrangersi sulla battigia di quel tratto spettacolare e selvaggio di costa californiano una schiera di angeli azzurri e notturni. Il romanzo, come in tutta la vicenda narrativa di Kerouac, trasfigura nel prisma lirico e visionario dell'arte la situazione biografica dell'autore. Siamo nel 1962. Il protagonista è lo scrittore, alias Jack Duluoz, che ormai famoso ha perso la vena creativa, in preda dell'alcool, disperato e solo. Decide di chiedere all'amico Lawrence Ferlinghetti di ritirarsi in un suo cottage di legno nascosto dentro all'ombra di un anfratto roccioso che si apre sul litorale di Big Sur, che darà titolo al libro, sotto il famoso ponte di Bixby. Nel canyon non trova un rifugio idillico e tranquillo, ma un ulteriore complicazione del suo inferno personale, da cui dispera ormai di poter fuggire. Giornate grame, dure, impastate di sottobosco e salsedine. Il tempo vi cade con uno stillicidio inesorabile che ricorda a Jack quanto sia scollato il mito popolare creato da "On the Road" rispetto alla sua reale condizione di smarrimento totale. Scendendo dalla strada panoramica verso il fondo della gola potrai visitare l'edificio affumicato e annerito dove Kerouac trascorse una parte del suo triste viaggio su questa terra. Il suono del Pacifico lì, eterno.
Questo sito utilizza cookie di terze parti; se vuoi saperne di più o negare il consenso all’utilizzo dei cookie clicca qui.
Puoi anche consulate la Privacy Policy
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.
PROSEGUI