Deluso, squattrinato, spaesato. Dopo essere giunto a San Francisco, al termine di tutto il continente americano, e aver soggiornato nella miseria rocambolesca, dagli accenti cupi e ironici, alla Céline, di Marin City, un quartiere di baracche all'interno di un canyon destinato ai marinai, Jack Kerouac ha deciso che è ora di tornare a casa, sull'Atlantico. Però vuole concedersi ancora un indugio, una visione, e saranno questi a far sì che non finisse il suo girovagare "On the Road" per terre e cieli alla ricerca di quella stessa ignota scintilla che lo innescava. Così un pomeriggio, prima di riprendere la strada, iniziò la sua ascesa alla cima della gola che creava l'ombra in cui aveva vissuto. Anche tu ti troverai a salire tra il biancheggiare dei pioppi e il profumo degli eucaliptus. Proverai ad adeguare i tuoi occhi allo sguardo d'angelo di Kerouac che, in un panorama, concentrava latitudini, epoche, destini. Oltre la costa addentellata il Pacifico, abbagliante con la sua promessa di felicità, ti indicherà lo scorcio dove si stende il leggendario campo di patate dal quale si dice sorgano le celebri nebbie di Frisco. Ancora poco e appariranno il Golden Gate e la Coit Tower e l'Embarcadero. Kerouac avrebbe voluto stare lì con una ragazza da amare. Se sarai in dolce compagnia potrai raddoppiare il tuo stupore in un unico sentire. Alle spalle New York, tetra, bruna, europea, così diversa da questa California con la testa vuota, giovane e candida come bucato.
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