Capita, ascoltando il brano di un determinato genere musicale, di sentirci accomunati a un destino più ampio del nostro individuale, agli ideali e aspirazioni di una generazione, alle sue lotte e conflitti. Succede per quelle creazioni artistiche che scaturiscono dalle inquietudini di un'epoca e le conducono a espressione cosciente. Così Jack Kerouac, giunto solo ed ebbro di avventura a Chicago, anno 1947, veniva sedotto dall'onda lenta e tenebrosa del jazz allora in voga, il be-pop. Passata l'era dello swing che rese celebri le sale da concerto della città dell'Illinois, dove un Louis Armstrong iniziò a diventare famoso, i locali del Loop risuonavano di stanche esibizioni che denotavano il periodo di transizione tra l' "Ornitologia" di Charlie Parker, il genio dolente che sarebbe stato icona e mito dell'intera Beat Generation, e l'opera di Miles Davis. Vagando da un bar all'altro, il giovane universitario avvertiva, in quelle melodie da cui scaturiva un fiele nero, primigenio, africano, lo stesso respiro che animava i suoi amici sparsi per il continente, paragonato a un vasto, unico cortile dove tutti si trovavano a dimenarsi in una danza frenetica e convulsa, in cerca di qualcosa che nemmeno si sapeva cosa fosse, il segreto di una vita autentica uccisa dalle moderne società di massa. Ancora oggi il Loop pullula di locali jazz di altissimo livello, dal Green Mill al The Hungry Brain: seduto al tavolino ti sentirai anche tu fratello di tutta una stagione culturale!
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