Forse non c’è migliore location per il jazz, che scava dentro illusioni e miti mostrandone l’inevitabile feccia fatta di notte e solitudine, così simile a una passeggiata malinconica per una strada deserta illuminata dai neon, rispetto a un locale sotterraneo, buio e appartato. Una sorta di rifugio per coloro che conoscono solo il lenimento del sax, il bacio morbido del pianoforte. Non è un caso allora che al Village Vanguard, un mitico locale del Greenwich Village cui si accede scendendo mediante una scala che porta a uno scantinato addobbato con panneggi rossi, fotografie e cimeli, dall’aria rétro e scanzonata, siano passati i più grandi musicisti della storia del jazz e incisi album che hanno fatto letteralmente epoca. Sicuramente la tua emozione sarà enorme quando, prima di entrare, ti verranno in mente le opere qui registrate niente meno che da mostri sacri quali Bill Evans e John Coltrane, tra i padri del free jazz. La loro musica echeggia ancora nell’aria del locale rimasto identico nei decenni, ne sono imbevute le pareti, i divanetti, le lampade calde e tenui. Dunque non esitare, varca la porta di quel corridoio, percorri la scalinata ripida per arrivare al cospetto delle divinità della musica afroamericana, infere, ebbre. Qui si suona come un tempo, e probabilmente ti imbatterai nel quartetto di qualche genio che, ancora incompreso, diventerà prima o poi un idolo indiscusso!
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