"Olha que coisa mais linda", così recita il verso iniziale di uno dei brani più famosi della musica del XX° secolo, "Garota de Ipanema", noto anche col titolo "The Girl from Ipanema". Erano i primi anni 60 quando in un locale vicino alla spiaggia di Rio benedetta dal sole e dal vento sedevano a un tavolino due personaggi fondamentali della cultura brasiliana. L'uno, Vinícius de Moraes, poeta e autore di grandi testi per pezzi musicali, l'altro, Antonio Carlos Jobim, compositore di fama mondiale ritenuto uno dei padri fondatori della bossa nova, il genere malinconico e dolce che nasce dall'incontro tra la samba cantata e ritmiche jazz. I due vedevano camminare, ogni pomeriggio, una splendida ragazza dalla pelle ambrata e gli occhi azzurri, un bocciolo di carne e etere che faceva nascere nei loro cuori il senso struggente della vita, del suo passare e ripassare, come quella bellezza innocente lungo il mare. La canzone che ne nacque riproduce nel suo tessuto melodico e nei versi tutta quel disperato amore per le immagini e la luce che ci colpiscono, come in un sogno, gli occhi e l'anima. Anche tu, in un locale in riva all'Oceano, rimarrai assorto di fronte all'incessante turbine di riflessi, colori, sorrisi e sguardi. Magari ascoltando la versione di João Gilberto e Stan Getz contenuta nell'album omonimo, pietra miliare della bossa nova e dei luoghi dell'anima del 900. Forse la scorgerai di nuovo, la musa di Ipanema, come un vento caldo che viene da chissà dove.
Questo sito utilizza cookie di terze parti; se vuoi saperne di più o negare il consenso all’utilizzo dei cookie clicca qui.
Puoi anche consulate la Privacy Policy
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.
PROSEGUI