Se viaggi in autobus, la avvisterai guardando verso il lato ovest della statale. All'inizio potresti credere di esserti sbagliato, per via di uno strano effetto di luce del deserto... oppure che si tratti di una di quelle formazioni rocciose dalla forma bizzarra, che la natura ci regala sbeffeggiandoci, dimostrandoci che l'ispirazione per tutto ciò che creiamo viene comunque da lei. Ma più ti avvicinerai più sarai certo di ciò che vedrai: una gigantesca mano che si erge dalla crosta del deserto, con le dita affusolate in una curiosa posizione, come se si trattasse di una specie di saluto. Quella visione potrebbe indurti a milioni di supposizioni: che un antico ed enorme essere leggendario sia stato travolto da una tempesta di sabbia, poi solidificatosi, mentre salutava un lontano amico? Immagina tutto quel che vuoi: rimarrà ignoto il significato di quell'imponente opera di granito, la cosiddetta "mano del desierto", realizzata nel 1992 dallo scultore Mario Irarràzabal... Perché creare qualcosa del genere, perché in quel luogo solitario? Forse, ed è solo un'ipotesi, per far si che chiunque si avventurasse in quelle lande si sentisse il benvenuto, come se fosse il deserto stesso del Cile a offrire il suo saluto a tutti i viaggiatori.
Questo sito utilizza cookie di terze parti; se vuoi saperne di più o negare il consenso all’utilizzo dei cookie clicca qui.
Puoi anche consulate la Privacy Policy
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.
PROSEGUI