Chi di noi non si è mai emozionato immaginandosi in quel giardino ombroso di catalpe e viti dove Francis baciò in segreto Mary, e l'anima gli volò via, sulle labbra dell'amata? O al vortice di polvere che, quando s'alzava sui grandi paesaggi americani, su distese di granturco, boschetti dove le ragazze giocavano in cerchio e fiumi allegri nei campi, ricordava al suonatore Jones la gonna frusciante di una fanciulla? Ai quei pomeriggi di giugno, assolati e vivi, rievocati in memorie funebri, delicate, sognanti? Sono solo poche delle suggestioni malinconiche e dolci che l' "Antologia di Spoon River", una delle più sublimi raccolte poetiche del 900, firmata da Edgar Lee Masters, hanno regalato a generazioni di lettori. Riprendendo l'epigramma antico e arricchendolo di sfumature romantiche, il grande poeta intesse 248 epitaffi, in cui gli abitanti del villaggio campagnolo di Spoon River, ormai morti, ricordano dalla lapide la propria vita, tra nostalgie, rimpianti, felicità segrete e mai confessate. Nulla di celebrativo, solo la voglia, semplice e umana, di raccontare ciò che fu. Tutti i tipi, i temperamenti, le figure sociali, accomunati dalla morte, sulla collina del cimitero. Lee Masters si ispirò, per immaginare le vicende condensate nei suoi bozzetti, ai luoghi dell'Illinois, la terra in cui si trasferì da ragazzo. A Lewistown il camposanto di Oak Hill, nel cuore di lievi paesaggi agricoli, ti riproporrà accenti lirici e limpidi, pieni di calma serena... Spoon River è qui!
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