Quando pensi alle grandi città della penisola arabica probabilmente ti vengono in mente grattacieli altissimi e avveniristici. Questo, però, non è il caso di Muscat. La capitale omanita ha conservato un'atmosfera intatta, nella quale sono frammiste la raffinatezza islamica e gli aromi indiani, la forza portoghese e le insidie turche, echi, stili e culture distanti che convengono in un unicum inebriante, da cui certo sarai stregato. Quando arriverai qui non programmare una visita dalle tappe prefissate, ma perditi tra le vie affascinanti e la gente locale. Sarà come essere avvolto da una musica suadente e flessuosa che ti trasporterà in una cultura che ha mantenuto la propria fisionomia autentica. Se Tolomeo, 2000 anni fa, parlava di Muscat definendola il "porto nascosto", in seguito furono in molti coloro che, per la sua posizione strategica, se la contesero. I Portoghesi, in particolare, si stabilirono a lungo qui, come ti testimonieranno i tre possenti forti che costruirono a guardia del porto, Mustrah, Al-Jalali e Al-Mirani: dai loro spalti color miele spazierai fino all'Oriente misterioso, sognando le tratte di antichi naviganti. Venditori affaccendati e vocianti, tra banchetti carichi di oggetti artigianali, spezie cibarie, sia arabe che indiane, ti affascineranno nel caos quotidiano del suk. Non c'è una formula per definire Muscat, antico crogiolo : ti rimarrà in testa e sulle mani, nel naso e negli occhi. Una seconda pelle, o la tua prima, vera anima. Per sempre!
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